sabato

Nada, la ragazza di Bube

Amici del Blog, salve a tutti!!!
Vorrei consigliarvi un libro :

Massimo Biagioni “ Nada - la ragazza di Bube” Ed. Polistampa

Io l'ho comprato!!!

Conosco personalmente la signora Nada, protagonista del romanzo di Cassola. Conosco Moreno, suo figlio, e conoscevo, ma ero molto piccolo, il partigiano Bube...

Ecco alcuni stralci del libro

Mio padre non è stato un cittadino comune. Mio padre per molti anni è stato per “tutti” il partigiano “Bube” del romanzo di Cassola. Per alcuni il compagno. Per le istituzioni nessuno. Per il suo partito un compagno scomodo che si era assunto tutte le responsabilità anche quelle non sue. Nei suoi ultimi anni malato e abbandonato dal sistema. Per mia madre l’unico amore della sua vita, magari lontano ma mai assente. Per i miei figli un nonno mai visto e di cui si sente parlare con visione non chiara e lontana. Per me come figlio di un padre affettuoso anche se vissuto per poco tempo. Per me come uomo un genitore meraviglioso che non ha avuto se non nelle parole scritte - nelle testimonianze raccolte daMassimo Biagioni in questo che lui chiama “libretto” e nelle testimonianze dirette di mia madre -, quella giustizia meritata della verità che spetta a ciascun uomo. A Massimo il ringraziamento della mia famiglia per la sua vera storia. Per mio padre “il partigiano Bube”, Renato Ciandri, per mia madre Nada e per i miei figli, finalmente con questa pubblicazione un momento di speranza e di verità.

La storia di Nada Giorgi e Renato Ciandri ha inizio il 13 maggio del 1945, quando, dopo la guerra, decidono assieme ad altri amici di partecipare a una festa, quella al Santuario della Madonna del Sasso, una frazione di Pontassieve. Il loro amore era sbocciato già da un po’ di tempo, ma finalmente, dopo la guerra si poteva sperare in un vero futuro assieme.La Festa del Sasso era una ricorrenza popolare e religiosa molto partecipata. La seconda domenica di Maggio centinaia di pellegrini si ritrovavano al convento della Madonna del Sasso per la distribuzione della carne del manzo macellato in onore della Madonna, una festa di origine pagana e antichissima. Dopo che la guerra l’aveva interrotta per alcuni anni, nel 1945 venne di nuovo organizzata.

“Arrivati ci sistemammo un po’ lontano dalla chiesa. C’erano ragazzi che cantavano gli inni partigiani, eravamo felici. Ad un certo punto un gruppo di sei partigiani voleva entrare in chiesa e il prete non li faceva passare perché – diceva – ‘con i pantaloni corti non si passa’. E quelli a replicare ‘ma come, qui dalla mattina alla sera ci sono lavoratori con i pantaloni corti, perché noi si deve passare?’. Il maresciallo, che era con i carabinieri, vide il prete in mezzo ai partigiani e scese cercando di accomodare le cose. Domandò cosa fosse successo e quelli risposero che il prete non li faceva entrare in chiesa. Il maresciallo di rivolse al prete ‘Dobbiamo ringraziare anche loro, sono ragazzi che ci hanno aiutato a salvarci dai tedeschi, se si sentono di andare in chiesa perché non li fa passare?’. Ma il ragazzo del maresciallo, che aveva 17 anni, nel vedere il babbo circondato dai partigiani forse ebbe paura, aveva una pistola, sparò e uccise un partigiano e successe quel che successe. Noi vedemmo arrivare un ragazzo che gridava ‘Ci hanno ammazzato un compagno, ci hanno ammazzato un compagno’. Era morto un partigiano di Polcanto. Questi ragazzi, a regola, avevano armi rimpiattate, Renato no, non aveva nemmeno un coltellino. Tutti corsero alla chiesa, anche Renato; io gli dicevo ‘Non andare’, ma lui non mi diede ascolto, qualcuno lo aveva chiamato ‘Se non intervieni anche tu non sei un compagno’ e il mio Renato, che per il partito avrebbe fatto qualsiasi cosa, si precipitò. Renato non uccise nessuno quel giorno, eppure fu costretto a pagare molto più dei responsabili.

Dopo l’accaduto al Santuario della Madonna del Sasso, Renato, seppur innocente, fu costretto dal partito a nascondersi nei boschi. Molto spesso Nada gli portava abiti puliti e sigarette e lo intimava a tornare a Firenze, ma Renato era troppo devoto al partito per disubbidire ai consigli dei compagni. Quando finalmente Renato si decise a presentarsi, Nada andò a prenderlo assieme a una zia per scortarlo fino a Volterra. Durante una pausa in un bar per prendere un caffé, Nada e Renato incontrarono per la prima volta Cassola.

“Fu in questa occasione che incontrammo Cassola (…) Scendiamo dal camion per andare in un bar a prendere un caffè e incontriamo lo scrittore. Quando vede Renato abbracci e saluti: il padre di Cassola aveva fatto scuola a Renato a Volterra. Poi mi presentano (Cassola dirà che ‘da quando ho visto Nada la prima volta mi è venuto in mente di scrivere il libro’), era la prima volta che mi vedeva. (…) Renato racconta quel che è successo alla Madonna del Sasso(…) e concludemmo sperando nel 2 giugno come al giorno della vera liberazione. (…) Cassola ricorderà l’incontro ‘a Colle, per la prima volta, era di pomeriggio. Lo vidi saltare giù da un camion con la sua ragazza. Era maggio,la guerra era finita da pochi giorni. Mi presentò Nada e mi raccontò della sparatoria alla Madonna del Sasso’.”

A Nada

Ho lasciato Nada tanto triste …“Dimmi, forse, che non torni più”? Se tu piangi mi fai pena. Senti questa mia preghiera: Sorridente ancora come allora, ti vorrei vedere accanto a me. È un carcerato che ti implora! Vuoi piangere, perché?! Non piangere Nada, forse un dì tornerò da te. Abbi speranza, Un conforto sarà per me. Ti penso sempre. Lo sai che ti voglio bene! Non piangere Nada, che ritornerò ancor! Renato

Nessun commento: